Domenica 21 maggio ore 18.00

Perché internet non ha ucciso le fanzine?
Talk di Sabrina Ramacci

Icone del movimento DIY, le fanzine hanno rappresentato il desiderio di esprimere se stessi e di diffondere il proprio messaggio artistico o politico, in modo totalmente libero da ogni censura e condizionamento mainstream. È ancora così? Possono le fanzine assumere una forma digitale senza perdere la loro efficacia? I blog o le e-zines comunicano lo stesso messaggio del movimento di autoproduzione? In che modo sfruttano il digitale? E se un prodotto è digitale stiamo ancora parlando di fanzine?

Durante il talk si cercherà di rispondere a questa manciata di domande, ad altre ancora e a questa soprattutto: Perché internet non ha ucciso le fanzine? Paradossalmente infatti la fama del self-publishing è ancor più interessante in questa epoca. E la popolarità del concetto di zine si sta persino espandendo. Nonostante l’anatema di «Newsweek», che nel 2012 annunciava la sua ultima pubblicazione cartacea, Last Print Issue, oggi c’è una significativa inversione di tendenza.

Fotocopiate, scritte a mano, realizzate con collage o con software professionali, stampate in offset o risograph, sempre in stretta correlazione con le subculture, le zine raccontano la nostra società e la nostra cultura. Oggi continuano a evolversi e, come in passato, rappresentano un’alternativa per comunicare fuori dagli schemi. Sempre off the grid, le zine recuperano e preservano un processo creativo che con il digitale rischia di perdersi. Ed è così che si trasformano – definitivamente – in veri e propri oggetti d’arte.


SABRINA RAMACCI – Prima di tutto viene RAMI, il mio progetto di trascrizione di lettere e diari privati. Perché anche la grafia più complicata è solo un segno da decifrare. Poi tante piccole ossessioni, tutte collegate tra loro, i timbri e le cartoline, la fotografia e le fanzine, la calligrafia e l’inchiostro, la grafica e la stampa… In effetti, vorrei vivere in una cartoleria. Cammino molto, sempre alla ricerca di messaggi scritti e poi abbandonati sull’asfalto. Ne trovo tantissimi. Collaboro per FrizziFrizzi, Youthless Fanzine e Laspro.