Istrione, urlone, strillone.

Sono i giorni del super-io che fa capolino al tuo letto, delle supercazzole e dell’ipocondria.

I giorni dell’istrione si susseguono con una noncuranza adolescenziale, cercando spiegazione in sé, dimenticando il mondo. Un cocktail fatale di paranoia e desiderio, ricordi incollati con la vinavil, liberati da tempo, spazio, causa ed effetto. Si tratta della confessione di un furto, attraverso la rappresentazione, della sua memoria.

BIO

Federica Orzingher si occupa del corpo nella sua accezione di sarks, il corpo dell’uomo  e della donna come limite e quindi ciò che li distingue da Dio: la carne.

I corpi sono muse inquietanti, dove è possibile trovare tracce della complessità dello stare al mondo.

Le immagini, costruite all’interno di limiti spazio temporali diventano quindi simboli per dire qualcosa che arriva sempre dopo.

Il corpo della sua produzione è la materia sporca, che attraverso mezzi come il collage o la polvere delle pellicole è utilizzata come metafora di uno sguardo che non ha nessuna pretesa di essere né oggettivo né coerente.