Ho immaginato un camminatore che attraversa Venezia nella notte prendendo fotografie. Il paesaggio illuminato artificialmente suggestiona i suoi pensieri. Ricorda che i futuristi nel 1910 invocarono la divina luce elettrica per liberare Venezia dal ‘passatismo’; e le lampade a incandescenza usate nel frenocomio di Reggio Emilia per curare, chissà come, quella che veniva considerata follia. Infine riporta la luce a una dimensione simbolica, come accadeva prima della moderna tecnologia. Vede nelle zone illuminate del paesaggio urbano dei piccoli teatri, e in quel bagliore crede di riconoscere il midollo misterioso dell’identità vivente. Le sue fotografie riflettono questa sorta di sentimento. Il libretto non è un’indagine, è semplicemente una finzione narrativa in prima persona (ma le notizie del passato contenute nel testo sono reali). Spesso le storie di camminatori finiscono per essere storie di pensieri.